Raccontare la Shoah.
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La Storia di Erika, R.Vander Zee - R.Innocenti, La Margherita Edizioni, 2005 |
Titolo: La Storia di Erika
Autore: Ruth Vander Zee – Roberto Innocenti
Editore: La Margherita Edizioni
Anno di pubblicazione: 2005
Categoria: Albo illustrato
Età consigliata: 8 anni
Solo avendo memoria
di ciò che è accaduto in passato si ha la possibilità di essere veramente
liberi di vivere il presente.
La memoria di chi
ha vissuto rappresenta un regalo prezioso per le generazioni future, e rispetto
alla Shoah, questo dono si fa ancora più significativo.
La Storia di Erika è questo, memoria che diventa testimonianza
e dono, illuminando un pezzo di passato che, anche se non sempre ne siamo
consapevoli, è un pezzo fondamentale del nostro presente.
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La Storia di Erika, R.Vander Zee - R.Innocenti, La Margherita Edizioni, 2005 |
L’autrice, Ruth Vander Zee, incontrò casualmente Erika a Ruthenburg, Germania, nel 1995, a cinquant’anni esatti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Erano entrambe
sedute su un muretto a osservare il Municipio.
Erika ad un certo
punto si avvicinò, e dopo lo scambio di qualche parola, iniziò a raccontare
della sua storia.
Dal 1933 al 1945 sei milioni di Ebrei, della mia gente,
furono sterminati.
[…] Io no.
Io sono nata intorno al 1944.
Non so esattamente quando.
Non so neanche il mio vero nome.
Non so da dove vengo.
Non so se avevo fratelli o sorelle.
L’unica cosa che so, è che avevo solo pochi mesi,
quando fui strappata dall’Olocausto.
C'erano tante cose di quel tempo che Erika non sapeva e che poteva solo immaginare.
Si
chiedeva cosa avesse dovuto affrontare la sua famiglia, prima derubata di tutto
ciò che aveva, poi chiusa nel ghetto. E cosa avessero pensato i suoi genitori quando arrivò l’ordine
di evacuazione.
Non dovevano vedere l’ora di poter finalmente lasciare
quel quartiere soffocato dal filo spinato, di fuggire
dal tifo, dalla sporcizia, dalla fame.
Ma avevano idea di dove sarebbero finiti?
Con quali
menzogne li costrinsero a partire!
Con la falsa promessa di una condizione più umana?
Quando arrivarono
alla stazione ferroviaria, insieme ad altre centinaia di Ebrei, i genitori di Erika furono ammassati
come bestie nei vagoni.
Ad ogni villaggio
il treno si fermava per far salire altra gente.
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La Storia di Erika, R.Vander Zee - R.Innocenti, La Margherita Edizioni, 2005 |
Quanti giorni durò il viaggio?
Per quante ore i miei genitori rimasero in piedi,
schiacciati l’uno contro l’altro?
Immagino mia madre che mi abbraccia stretta, come a
proteggermi dal fetore, dalle grida,
dal pianto, dalla paura […].
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La Storia di Erika, R.Vander Zee - R.Innocenti, La Margherita Edizioni, 2005 |
Erika non sapeva
quando sua madre prese la decisione che le avrebbe cambiato e salvato la vita.
Chissà se pronunciò il mio nome, mentre mi avvolgeva
stretta nella coperta di lana.
Se mi baciò, dicendomi quanto mi voleva bene. Chissà se
pianse. Se pregò.
Avvicinandosi all’ennesima
stazione, il treno probabilmente iniziò a rallentare. La madre di Erika doveva
essersi affacciata alla finestra in alto, l’unica da cui passava l’aria, sollevando la bambina.
Ciò che accadde dopo, è la sola cosa di cui sono certa.
Mi lanciò fuori dal treno.
Mi lanciò su un piccolo tappeto d’erba, vicino ad un
passaggio a livello.
[…] Nel viaggio verso la morte, mia madre mi scaraventò
dentro la vita.
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La Storia di Erika, R.Vander Zee - R.Innocenti, La Margherita Edizioni, 2005 |
Erika fu raccolta
da un passante e affidata ad una donna che si prese cura di lei, le dette un
nome e si inventò un giorno per il compleanno.
Mi chiamò Erika. Mi dette una casa, mi nutrì, mi vestì,
mi mandò a scuola.
E mi volle bene.
A ventun anni Erika
sposò un uomo che fu capace di lenire il suo dolore e di comprendere il suo
desiderio di famiglia.
Insieme abbiamo avuto tre figli
e ora abbiamo anche dei nipotini. Nelle loro facce, io
ritrovo la mia.
Nonostante la
guerra abbia profanato esistenze e abbattuto alberi genealogici, la vita ha
avuto comunque il sopravvento e …
Oggi la mia genia
ha messo nuove radici.
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La Storia di Erika, R.Vander Zee - R.Innocenti, La Margherita Edizioni, 2005 |
Erika è una sopravvissuta. La Shoah l’ha privata delle sue origini, del suo passato, e di quella parte dell’identità che viene dal conoscere le proprie radici.
In questo vuoto, ad
Erika rimane solamente il gesto disperato della madre per salvarle la vita. E
questo gesto diventa la sua nuova radice, che le dà la forza necessaria non
solo per sopravvivere, ma per vivere e per diventare essa stessa radice di
nuove vite.
Il testo di Ruth
Vander Zee è netto, conciso: quella che sta raccontando non è una storia, ma la storia.
Come una cronaca,
la vita di Erika si dispiega attraverso frasi brevi e pulite.
La componente emotiva del racconto non è però sacrificata, anzi.
E’ come se queste poche parole fungessero da cassa di risonanza: troppo dirompenti per essere messe in forma scritta, le emozioni trovano lo spazio per esprimersi nel vuoto lasciato dalle innumerevoli domande e dall'essenzialità del testo.
La componente emotiva del racconto non è però sacrificata, anzi.
E’ come se queste poche parole fungessero da cassa di risonanza: troppo dirompenti per essere messe in forma scritta, le emozioni trovano lo spazio per esprimersi nel vuoto lasciato dalle innumerevoli domande e dall'essenzialità del testo.
Le illustrazioni di
Innocenti si distinguono per il loro realismo e per l’attenzione ai dettagli
tipiche di questo autore.
La scelta cromatica
delle tavole ha una forte valenza comunicativa, presentando illustrazioni
prevalentemente sui toni del grigio e del bianco sporco, la cui unica nota di
colore è rappresentata del giallo delle stelle di David e dal rosa del fagotto
di tessuto in cui è avvolta Erika.
La Storia di Erika
è un libro faticoso, ma bellissimo, perchè nel raccontare il dolore della perdita e della morte si trasforma in un inno alla vita.
E’ un albo
emotivamente forte, che consiglierei ai bambini a partire dagli 8 anni, e
soprattutto agli adolescenti, che nell'essenzialità del testo possono trovare lo
spazio e lo stimolo per dar voce ai loro pensieri, alle loro emozioni, e alle loro domande.
Buona lettura,
Elena